“Avevo proprio dimenticato le priorità della vita vera: affetti, cibo, lavoro, educazione, socialità, arte.
Avevo proprio dimenticato che gli impieghi fondamentali sono produrre e distribuire cibo (contadini e fattorini), curare le persone (medici e infermieri) e le loro menti (maestri, professori, educatori di ogni livello e servizio), allargare gli orizzonti (gli stessi di prima, più ricercatori, artisti, sovrintendenti, guide, filosofi). E pensare che un libriccino studiato anni fa aveva già nel titolo tutto il sapere necessario:“Buono, pulito, giusto”! (Carlo Petrini di Slow Food).
Avevo proprio dimenticato che proteggere la natura, curare la biodiversità, studiare animali e piante, consumare poco e sprecare ancor meno, non sono fissazioni da idealisti rompiscatole ma carte vincenti nella partita della mia sopravvivenza terrestre.”
Queste le parole scritte dal guardiaparco Luca Giunti a conclusione dei suoi cattivi (ma anche buoni) pensieri, che hanno accompagnato il periodo di lockdown imposto dal Covid-19.
Questa mattina, nel programma La Sveglia di Chiara, abbiamo riflettuto ancora una volta sulla natura e su quanto essa viva bene senza la nostra presenza; su quanto, dopo l’allentamento delle restrizioni, tutto sia tornato alla “normalità” pre-Covid.
Ma è davvero questa la normalità che vogliamo vivere?
Oppure possiamo trarre insegnamento dalle cose positive che sono scaturite in questo periodo particolare della nostra vita, ripensando alla riorganizzazione di alcuni ambiti importanti e alla ridefinizione delle vere priorità?
Queste ed altre interessanti riflessioni nella nostra intervista, che potete riascoltare qui: