Il parere negativo formulato dal gruppo di lavoro per la valutazione della Tav si basa sui “numeri” e non su un “atteggiamento ideologico”. A puntualizzarlo è stato Marco Ponti, responsabile del team incaricato dal Mit per la predisposizione dell’analisi costi-benefici dell’opera, nel corso di un’audizione presso la Commissione Trasporti della Camera. “La neutralità del gruppo di lavoro – ha spiegato con una metafora – è come quella di un medico che vede il quadro clinico di un paziente con radiografie e analisi e lo vede molto ammalato. Se il medico è coscienzioso, allora risponde che il paziente è molto ammalato”.
“I numeri parlavano questo linguaggio già prima e su questi si basa il parere negativo. Non c’è un atteggiamento ideologico. Se i numeri fossero stati diversi, sarei stato un pro Tav sfegatato”, ha detto ancora Ponti.
“Far avanzare nel Paese la cultura dell’accountability per basare le decisioni sui conti”: è questo, secondo Ponti, “l’obiettivo già raggiunto” con il lavoro svolto in questi mesi. “Eticamente non è corretto non fare i conti prima di decidere. E’ un dovere politico per esigenze di trasparenza democratica”, ha detto, sottolineando che sull’analisi costi-benefici “c’è completa continuità con quanto fatto dal ministro precedente” e “in perfetta continuità metodologica con quanto operato dall’amministrazione precedente”.
L’analisi “è manipolabile? Sì certo, ad esempio sui parametri di ingresso. Ma altri metodi sono molto più manipolabili e infatti non sono usati” ha affermato il professor Ponti. “Non è perfetta, potrei elencare mille difetti, tra cui l’eventuale marginalità e l’assunzione di mercati perfetti a valle. Però è sicuramente lo strumento migliore”.
“I parametri di ingresso – ha spiegato Ponti – possono variare, ma sono oggetto di standard internazionale. Noi riteniamo comunque che fare i conti, con tutti i difetti che possono avere, è meglio di agire per ideologia”.