Nei giorni scorsi ha avuto una certa risonanza mediatica la presenza di un (presunto) stambecco bianco sulle montagne della Val Susa, nella zona del Monte Palon, a quasi 3000 metri di quota a cavallo della cresta est del Monte Rocciamelone.
A seguito dei sopralluoghi effettuati dal Comparto Alpino CATo3 e dalla Città Metropolitana di Torino, insieme a Luca Rossi dell’Università di Grugliasco, la presenza di un esemplare leucistico, cioè con il mantello bianco anziché con la tipica colorazione marrone, è stata nuovamente confermata. “Nuovamente” perché la sua presenza nel periodo invernale alle pendici del Rocciamelone è nota ai guardiaparco delle Aree protette delle Alpi Cozie da due o tre stagioni, tanto che la segnalazione precisa è da tempo correttamente inserita nella banca dati regionale.
Si tratta di un episodio raro ma non infrequente. Talvolta esemplari albini, quindi con gli occhi rossi accompagnati da alcune patologie, oppure solo bianchi, come nel nostro caso, compaiono qua e là nelle popolazioni selvatiche di ungulati. Di solito la selezione naturale limita la loro vita e le loro possibilità riproduttive, sia perché più deboli e fragili dei loro simili, sia perché dotati di minore sex-appeal (in etologia si chiama proprio così) e quindi scartati nelle scelte per gli accoppiamenti.
In questo caso, conoscendo il territorio e le sue frequentazioni, non può escludersi che si tratti di un animale ibrido, un incrocio fra gli stambecchi e qualcuna delle capre domestiche che da qualche anno si sono rinselvatichite e vivono libere, talvolta accompagnandosi proprio con gli stambecchi.
Rimane la meraviglia e il fascino per un animale diverso dagli altri, dal mantello candido, al quale si sono ispirate leggende, mitologie, documentari e film come Tutta colpa del Paradiso di Francesco Nuti (1985).
Potete riascoltare le parole del guardiaparco Luca Giunti qui: